Studio Professionale di Fisioterapia e Terapia Manuale
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ARTROSI DEL GINOCCHIO

A cura del Dott. Fabrizio Matassi e Dott. FT Giulio Morvidoni

Che cosa è?

L’artrosi del ginocchio o gonartrosi è una malattia degenerative caratterizzata dalla progressiva usura della cartilagine 
articolare.

Chi colpisce?

E’ fra le malattie croniche più comuni nella popolazione e la causa di disabilità più frequente nell’anziano. Interessa prevalentemente la popolazione oltre i 55 anni ma in seguito a traumi al ginocchio o a fratture dell’arto inferiore il processo degenerativo può essere più rapido e interessare anche i giovani.

Come si manifesta?

Il dolore è il sintomo prevalente che generalmente aumenta sottocarico e con la deambulazione mentre si allevia a riposo. Il dolore può accompagnarsi ad altre manifestazioni soggettive, fra cui le più frequenti e rilevanti sono la rigidità (una sensazione di impaccio) e la limitazione funzionale. Tra i segni più evidenti si puo’ osservare il gonfiore o la tumefazione articulare dovuta sia alla presenza del liquido articolare sia alla deformità ossea che si instaura. Un evento temibile è l’instaurarsi di una ipotrofia dei muscoli (cioè una diminuzione della massa muscolare) che in alcuni casi di gonartrosi può essere sorprendentemente rapida.
La malattie puo’ evolvere con una progressiva riduzione dell’arco di movimento del ginocchio, deviazione dell’asse dell’arto inferiore e comparsa di crepitii e scrosci articolari alla flesso estensione.

Come si fa diagnosi?
La diagnosi di gonartrosi è radiologica. Occore eseguire delle semplici radiografie del ginocchio per evidenziare una riduzione dello spazio dell’articolazione, una deviazione del normale asse dell’arto inferiore, la comparsa di deformità e speroni ossei (geodi) e raccolte di fluido all’interno dell’osso (cisti subcondrali). E’ importante che le radiografie siano eseguite in carico cioè con il paziente in piedi, così da dimostrare le alterazioni dell'asse durante la posizione eretta o il cammino. (FIG 1 e 2)

Come si tratta?

Trattamento conservativo
Essendo una malattia degenerativa il trattamento conservativo ha il solo scopo di ridurre la sintomatologia dolorosa e non di modificare l'evoluzione della patologia. Farmaci anti infiammatori non steroidei associati ad un ciclo di fisioterapia hanno lo scopo di ridurre il dolore, ridurre il versamento articolare e migliorare il movimento.
In particolare la TECAR terapia ha lo scopo nella fas
e acuta di drenare l'edema attraverso il miglioramento del microcircolo venoso e linfatico, in fase sub-acuta attraverso l'uso combinato di TECAR ed FKT passiva ed attiva (KINESI-DIATERMIA) di migliorare il tono muscolare e il ROM della catena cinetica piede-caviglia-ginocchio-anca.
Nella nostra esperienza decennale in questo tipo di trattamento sono sufficienti 5/6 sedute per portare in buone condizioni il paziente al trattamento infiltrativo con Acido Ialuronico che completa il protocollo conservativo. Dopodiché è consigliabile 1 seduta al mese di kinesidatermia per mantenere e migliorare i risultati ottenuti.

Trattamento infiltrativo

- cortisone: il trattamento con cortisonici è riservato per quelle forme di artrosi con importante componente infiammatoria e liquido articolare che persiste anche dopo trattamento conservativo. Di solito si eseguono una o due infiltrazioni che possono essere seguite dalle infiltrazioni con acido ialuronico.


E’ importante infatti che le infiltrazioni di acido ialuronico siano eseguite con il ginocchio completamente privo di liquido infiammatorio e con basso grado di infiammazione altrimenti si rischia di peggiorare la sintomatologia. 

- acido ialuronico: si tratta di un normale componente del liquido sinoviale che viene introdotto nell’articolazione allo scopo di favorirne la lubrificazione (viscosupplementazione) e di stimolare la ripresa dell’attività delle cellule sinoviali (viscoinduzione). Si eseguono 3/4 infiltrazioni generalmente a cadenza settimanale. L’efficacia di queste infiltrazioni è tanto maggiore quanto minore è il danno a carico dell’articolazione. I cicli di infiltrazione in caso di beneficio possono essere ripetuti anche annualmente. 

- concentrati piastrinici: Si tratta di una recente metodica ancora con risultati in corso di valutazione. Da un piccolo prelievo di sangue del paziente stesso si ottiene un concentrato piastrinico per centrifugazione che viene poi iniettato nell’articolazione. Le piastrine in questo modo si degradano e liberano una serie di fattori di crescita che hanno lo scopo di ridurre il dolore e l’infiammazione. Anche in questo caso un ciclo prevede 3/4 infiltrazioni a cadenza settimanale.

Trattamento chirurgico

Per le forme più avanzate di artrosi é indicato il trattamento chirurgico che è la sola modalità con cui si puo’ interferire sul decorso della malattia. Esistono vari tipi di intervento chirurgico per il trattamento dell’artrosi:

- lavaggio artroscopico: ha lo scopo di rimuovere il liquido infiammatorio ed eventuali frammenti di menisco o di cartilagine che potrebbero causare del dolore e infiammazione. Tuttavia questo tipo di trattamento offre solo risultati temporanei e non modifica il decorso della malattia. Puo’ essere indicato per quei soggetti troppo giovani per una protesi e con un grado di artrosi moderata che non risponde a terapie conservative;

- osteotomie (FIG.3): si tratta di un intervento indicato per le forme iniziali di artrosi allo scopo di correggere la deviazione dell’arto e spostare il carico del peso del corpo verso una regione dell’articolazione non danneggiata;




- protesi parziali (FIG.4): sono indicate per forme parziali di artrosi che interessano solo il compartimento mediale o laterale. Si tratta di protesi di più piccole dimensioni che sostituiscono solo una parte dell’articolazione e che prevedono tempi di recupero più rapidi rispetto alla protesi totale;




- protesi totali (FIG 5): vengono impiegate per le forme più diffuse di artrosi e prevedono la sostituzione totale dell’articolazione.  Hanno ottimi risultati i termini di scomparsa del dolore e incremento del movimento. 





Quando avviene il recupero?


Gestione post-operatoria:
- In 2° giornata mobilizzazioni pasive e inizio deambulazione con carico e stampelle ed esercizi di sollevamento gamba a ginocchio esteso
- Entro 7 giorni obiettivo è la flessione 90°
- Alla dimissione proseguire con esercizi isometrici e mobilizzazioni passive e attive 
- Ripresa della deambulazione con un appoggio a 30 giorni
- Ripresa della deambulazione senza appoggi a 45 giorni